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Mercato dell’auto e Fase 2: falsa ripartenza

Roma, 01.06.20

Un Governo sordo, con l’ultimo decreto annulla le speranze dell’automotive di ripartire, per adesso…

 

Quali scenari si prospettano dopo la fine del lockdown? Dataforce ha messo a punto un forecast che illustra le ipotesi della ripresa in base ai limiti di emissioni CO2 sui quali dovrebbero essere concessi degli incentivi all’acquisto, sia approvati dalle Istituzioni (scenario utopistico ad oggi), che stanziati dalle Case Auto per salvare il loro stesso mercato. Resta solo la speranza di una moratoria sulle sanzioni CO2 europee che consenta ai costruttori di utilizzare l’enorme riserva di liquidità già accantonata per concedere sconti mai visti per l’acquisto delle loro auto senza attendere l’azione del Governo

 

di Salvatore Saladino, Country Manager Dataforce Italia

 

Dal 4 maggio hanno riaperto i saloni delle concessionarie, mentre l’industria dell’automobile ha ripreso con gradualità l’attività nelle fabbriche. Il lockdown ha avuto pesanti ripercussioni sulle immatricolazioni, con due mesi, marzo e aprile, che hanno portato un saldo quadrimestrale dimezzato rispetto allo stesso periodo del 2019. Tutti quelli che contavano sul fatto che la ripresa sarebbe arrivata grazie al sostegno dello Stato sono rimasti col cerino in mano. Si parlava di un provvedimento che avrebbe reintrodotto gli incentivi agli acquisti a fronte della rottamazione di un veicolo con più di 10 anni d’età, rispondente alle vecchie normative anti-inquinamento dall’Euro 0 all’Euro 4. Potenzialmente 22,5 milioni di auto da cancellare dalle strade: più della metà del parco automobilistico circolante in Italia.

Al momento di andare in stampa, abbiamo purtroppo ricevuto conferma dei segnali che erano arrivati su questo argomento dal mercato più importante d’Europa per voce di Angela Merkel: attesa e sospensione, al contrario dell’assoluta urgenza che ci saremmo aspettati. Se la fortissima lobby automobilistica tedesca non riesce a ottenere aiuti in casa, le prospettive in Italia sono foschissime. Sappiamo bene che incentivare il mercato dell’auto per il Governo non è mai stato un obiettivo primario perché non crea consenso elettorale, nonostante produca, tra industria manifatturiera e filiera della distribuzione e dell’assistenza, oltre l’11% del Pil. Il timore che i bonus non arrivino o siano concessi demagogicamente e indirizzati malamente, senza quindi produrre risultati efficaci (come avvenuto nel recente passato con gli incentivi limitati alle elettriche e ibride plug-in), è oggi la triste realtà.

 

Quattro scenari possibili

Nel tentativo di simulare gli effetti degli eventuali incentivi sul volume di immatricolazioni, per capire dove avrebbe più senso spenderli, Dataforce ha scelto di utilizzare la variabile della soglia di emissioni g/km di CO2 più che quella del valore dell’incentivo stesso, in quanto determinante per l’efficacia concreta della misura.

Il forecast prevede quattro ipotesi, appunto basate sulle fasce di emissioni di CO2. La prima, in assenza di incremento degli attuali incentivi, porterebbe il livello di immatricolazioni del 2020 a 1.070.000 immatricolazioni Passenger Cars (nel 2019 furono 1.919.617), con un calo del 44%, e a 113.000 immatricolazioni Light Commercial Vehicles (nel 2019 furono 179.315), con un calo del 37%. Nell’anno peggiore della precedente crisi economica, il 2013, le immatricolazioni auto furono 1,3 milioni, e ricordiamo bene la conseguente “strage” tra i concessionari. A un milione di immatricolazioni, rischiamo di veder chiudere fino al 40% dei concessionari.

Quello che va notato è il peso delle immatricolazioni per le prime 4 fasce di emissioni analizzate: le vetture delle due fasce di emissioni da 0 a 60 g/km e da 61 a 95 g/km contano per circa il 15% del mercato. La fascia dove si attesta il 63% delle vendite è quella tra i 96 e i 125 g/km mentre quella successiva (126-160 g/km) vale quasi il 18%.

Di cosa si è discusso nell’Esecutivo? Aumentare il budget dell’eco-bonus… 100 milioni in più sulla fascia fino a 60 g/km, lo 0,2% del mercato, il nulla! A dirla tutta, nemmeno ascoltando le associazioni di settore che avevano chiesto l’estensione degli incentivi alla soglia dei 95 g/km si sarebbe ottenuto molto. Perché? Perché nel 15% del mercato di quella fascia ci sono soltanto le auto elettriche, le ibride “vere” e pochissimi modelli tradizionali, il che consentirebbe di raggiungere a fine anno un livello di immatricolazioni di quasi 1,2 milioni di unità, 130.000 unità in più rispetto a quanto potrebbe chiudere l’anno peggiore di tutta la storia dell’automobile, comunque insufficienti a salvare i bilanci del comparto e a dare una spinta efficace alla ripresa del mercato. Il settore dell’automotive entrerebbe in una spirale di crisi irreversibile. Con conseguenze drammatiche sul versante occupazionale.

Dovendo invece discutere di qualcosa di concreto, sarebbe indispensabile estendere i bonus all’acquisto fino alla fascia di emissioni fino ai 125 g/km, l’unica strada possibile per risollevare realmente il mercato fin da quest’anno. In questo caso il nostro forecast prevede un mercato Passenger Cars di poco superiore a 1,6 milioni di immatricolazioni, con un incremento di circa 400.000 unità. C’è infine un’ultima ipotesi, decisamente utopistica data la scarsa lungimiranza del Governo, che si ostina a non comprendere che quanto speso in incentivi in una fase così critica viene più che ripagato dal gettito risultante per l’Erario non soltanto di Iva, ma anche di Ipt, tasse sull’assicurazione, bollo eccetera. Con l’estensione dei bonus fino a 160 g/km, il mercato vetture chiuderebbe l’anno intorno a 1,8 milioni di immatricolazioni, soltanto 120.000 auto in meno rispetto al 2019.

 

L’Europa rinunci alle sanzioni e i costruttori facciano quello che devono fare

La realtà è che quasi tutti gli Stati devono far debito per uscire dalla crisi, con l’Italia e la Grecia che si contendono il primato di chi per primo sfonderà la soglia del 160% di rapporto Debito/Pil (altra cosa che gli italiani pagheranno a caro prezzo e che potrebbe far più male del Covid).

Invece i costruttori di auto di liquidità ne hanno già tanta, miliardi di euro, accantonati da tempo per far fronte alle sanzioni sullo sforamento del limite imposto dalla EU sulle emissioni di CO2. È chiaro che, finché l’Unione europea non concederà una moratoria per quest’anno, quei soldi sono bloccati. Bello magari sarebbe che i costruttori, invece che battersi per ottenere incentivi dai Governi, che poi altro non sono che ulteriore debito per le famiglie, chiedano di poter essere loro a usare la liquidità accantonata per offrire incentivi all’acquisto a fronte della cancellazione delle multe CO2 da pagare quest’anno. Se così fosse, il budget necessario per un meraviglioso piano di incentivi sarebbe già pronto e in questo modo, per una volta, il rilancio del settore avverrebbe per mano di chi ne è davvero interessato e, in fondo, può ancora permetterselo.

In caso di pubblicazione, indicare sempre: “Elaborazione Dataforce su fonte Ministero Infrastrutture e Trasporti e ACI”.

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Contatti: Salvatore Saladino
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