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Mercato auto, il 2018 chiude in rosso

Roma, 02.01.19

A dicembre crescono di poco le vendite (+1,96%), ma l’anno fa segnare un meno 3,11%. Continua il calo del diesel: meno 17,65%. In un solo mese ne sono state immatricolate oltre 15.000 in meno. Tutte le associazioni di settore si scagliano contro il Governo.

 

Un 2018 da dimenticare per l’auto: a dicembre crescono di poco le vendite (+1,96%), ma il bilancio rimane negativo con un meno 3,11%. Il lieve recupero delle consegne, quindi, arrivato dopo tre mesi in calo, non ha impedito al mercato italiano dell’auto di chiudere il 2018 in rosso: 1.910.025, contro 1.971.345 del 2017.

In questo scenario, Fiat Chrysler Automobiles registra nell’anno quasi 500 mila vetture per una quota del 26,2 per cento. In dicembre le immatricolazioni di FCA sono oltre 31.600, pari a una quota del 25,5 per cento. Il gruppo registra negli ultimi mesi un trend costante di crescita, passando attraverso il 23,4 per cento di ottobre e il 24,1 per cento di novembre. Va segnalato che questi positivi risultati sono ottenuti continuando a ottimizzare i canali di vendita.

L’auto in ogni caso sembra essere sull’orlo del baratro considerando che tutti gli operatori del settore sono preoccupatissimi: la Legge di Bilancio, infatti, prevede a partire dal 1° marzo 2019 e fino al 31 dicembre 2021, l’applicazione di un “malus” per gli acquirenti di nuove autovetture con emissioni di CO2 superiori a 160 g/km, che parte da 1.100 euro fino ad arrivare a 2.500. Vetture di ultima generazione che in termini di impatto ambientale sono molto più virtuose di quelle con oltre 15 anni di età che continuerebbero a circolare sulle nostre strade.

“Nell’anno appena concluso – spiega infatti Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, l’Associazione costruttori – per gli automobilisti italiani erano state ventilate ipotesi di riduzione del carico fiscale, incidendo ad esempio sulle accise dei carburanti, e di rassicurazione sulla mancata introduzione di nuove tasse. Il 2019, invece, si apre con un’imposizione aggiuntiva per gli acquirenti di nuove autovetture che andrà a colpire non soltanto quelle di lusso o di grossa cilindrata, peraltro già assoggettate al superbollo, ma alcune versioni di modelli diffusi sul mercato, in particolare, presenti nella prima fascia soggetta al malus”.

“Il 2019 sarà un anno che – conclude Crisci – dovrebbe attestarsi su un volume di auto vendute più basso del 2018, sia per la tassazione aggiuntiva che provocherà un forte ammanco di IVA nelle entrate dello Stato, come più volte abbiamo rappresentato al Governo, sia per una tendenza al rallentamento che già si era fatta vedere negli ultimi mesi del 2018, non solo nelle immatricolazioni ma anche nelle acquisizioni di nuovi contratti”.

Dello stesso parere anche i concessionari: “Per quanto riguarda le previsioni per il 2019 – spiega infatti Adolfo De Stefani Cosentino, presidente della Federauto, la loro assocazione – ci aspettiamo un anno difficile per il settore, sul quale graverà l’impatto negativo determinato dall’ecotassa. L’aggravio di costo, variabile da 1.100 a 2.500 euro, peserà su moltissimi modelli, anche di fascia media, diffusi sul mercato determinando certamente un’ulteriore flessione dell’immatricolato rispetto ai volumi 2018, che non sarà compensata dagli acquisti di auto elettriche ed ibride che beneficeranno, invece, del bonus governativo. Inoltre, non ci aspettiamo alcun effetto sul rinnovo del vetusto parco circolante (età media 10,8 anni) che contraddistingue il nostro Paese che, al contrario, necessiterebbe di maggior attenzione da parte del legislatore”.

La bocciatura alla legge di Bilancio è insomma pesante. E a farne le spese saranno proprio le entrate fiscali dello Stato visto che – secondo le stime più accreditate – un calo delle consegne del 10% porterebbe un ammanco immediato di oltre un miliardo di euro.  Anche per Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA, associazione aziende italiane del settore “il nuovo anno si apre all’insegna della preoccupazione per le ripercussioni negative del bonus-malus, per il clima di incertezza economica e per un contesto produttivo critico”.

Va detto che quello sul mercato automobilistico è il primo dato sull’economia italiana nell’intero 2018 che viene reso noto e – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – “non è un dato di buon auspicio. Nel 2018 si è interrotta la robusta ripresa della domanda di autovetture dopo il drastico calo che aveva portato le immatricolazioni nel 2013 a quota 1.304.648, cioè al di sotto del 47,7% rispetto al livello ante-crisi (2007). Da questo minimo assoluto, dopo un fase di stabilizzazione nel 2014, è iniziata una robusta ripresa con tassi di crescita del 16% nel 2015 e nel 2016 e dell’8% nel 2017. Nel 2018 il recupero si è interrotto nonostante che fosse ancora ben lontano il livello fisiologico delle immatricolazioni per un Paese che dispone di un parco circolante di autovetture di 39 milioni di unità ed ha quindi una forte domanda di sostituzione”.

Ancora più pesante infine il commento di Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia: “Il governo (la G maiuscola questa volta proprio no) non ha imparato nulla dagli effetti dei “malus” rispetto ai calcoli sulle entrate, allora presunte in grande quantità oggi effettivamente mancanti oltre ogni pessimistica previsione (“ma avete avuto la decenza di andarli a guardare i numeri” vi viene da dire?). Quindi aggiungiamo altri “malus”, che pagheremo cari, tutti”.

Di certo, non si era mai visto da parte di un Governo respingere così brutalmente le istanze di tutte le Associazioni di settore. Ora fra il mondo dell’auto e il palazzo giallo/verde è scontro frontale.

In caso di pubblicazione, indicare sempre: “Elaborazione Dataforce su fonte Ministero Infrastrutture e Trasporti e ACI”.

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